In consultazione pubblica la bozza della Commissione UE con i criteri relativi agli imballaggi, difficili però da raggiungere. 11 maggio 2023 17:14
La
Commissione europea ha appena chuso il periodo di
consultazione pubblica della bozza di regolamento delegato contenente i
criteri di tassonomia che riguardano economia circolare, protezione delle acque, riduzione dell’inquinamento e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
La tassonomia è una classificazione uniforme a livello UE delle attività economiche da considerarsi sostenibili dal punto di vista ambientale, con lo scopo di
orientare le
decisioni di
investitori pubblici e
privati. In altre parole, una sorta di guida per la finanza sostenibile, con impatti su tutte le aziende manifatturiere che si devono approvvigionare di capitali sul mercato.
Tra i prodotti contemplati nella bozza ci sono anche gli
imballaggi in plastica, che - a determinate condizioni - possono essere definiti
sostenibili. L'entusiasmo per l'apertura verso i monouso si spegne quando si analizzano i
criteri a cui gli imballaggi devono rispondere, presenti al punto
1.1 dell'
allegato 2 (scaricabile alla fine dell'articolo), che riportiamo di seguito.
Unico aspetto positivo è l'apertura al
riciclo chimico, quando quello meccanico non è tecnicamente fattibile o economicamente sostenibile.
Per essere ricompresa nella tassonomia UE, l'attività deve soddisfare
uno dei
seguenti criteri:
progettazione per il riuso: il packaging è stato progettato per essere riutilizzabile all'interno di un sistema dedicato, organizzato in modo da garantire la possibilità di riutilizzo ad anello chiuso o ad anello aperto che:
(i) possiede una struttura di governance definita e registra il numero di riempimenti, riutilizzi, scarti, tasso di raccolta, numero di imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato e unità di vendita o unità equivalenti;
ii) stabilisce norme sulla definizione del prodotto e sui formati degli imballaggi, nonché sulla raccolta dei conttenitori riutilizzabili, compresi gli incentivi per i consumatori;
iii) garantisce un accesso e condizioni aperte e paritarie per tutti gli operatori economici che desiderano farne parte, compresa una ripartizione proporzionata dei costi e dei benefici per tutti i partecipanti al sistema.utilizzo di materie prime circolari: almeno il 65% del peso del prodotto di imballaggio è costituito da materiale post-consumo riciclato meccanicamente per imballaggi non sensibili al contatto e almeno il 50% per imballaggi sensibili al contatto.
Laddove la produzione di materiale riciclato meccanicamente non sia tecnicamente fattibile o economicamente sostenibile, il prodotto può essere costituito per almeno il 65% da materiale riciclato chimicamente.utilizzo di materie prime da rifiuti organici domestici o industriali, per almeno il 65% in peso dell'imballaggio. Sono fissate regole anche per rifiuti organici di origine agricola o forestale.Gli imballaggi devono inoltre essere
riciclabili nella pratica e in larga scala, secondo alcuni criteri riportati nella bozza di regolamento e le materie prime non devono contenere una serie di
sostanze ritenute
pericolose, anche queste elencate nel documento.
Viene inoltre specificato - così come nella bozza di Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio -, che l'uso di materiali
compostabili nelle applicazioni di packaging è considerato sostenibile
solo nel caso di
sacchetti di plastica molto
leggeri,
bustine di
tè, cialde per
caffè ed
etichette adesive applicate su frutta e verdura.
Secondo
Unionplast, che ha sottoposto un parere in consultazione, questi i
criteri "sono in molti casi
sbilanciati,
irrealistici e
ingiustificati". La loro adozione renderebbe molto difficile per i produttori di imballaggi in plastica
accedere a investimenti per una migliore progettazione di prodotti, lo sviluppo di nuovi materiali e l'espansione dei processi di selezone e riciclo dei rifiuti plastici. I criteri, inoltre,
non risultano
allineati con quelli contenuti nella proposta di
Regolamento su
imballaggi e rifiuti da imballaggio. Contraddizioni che possono generare incertezza tra le aziende della filiera.
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